Body positivity: un nuovo concetto di normalità
Finita l’epoca del body shaming, è tempo di apprezzare nuovi canoni di bellezza fuori dal comune.
È finita l’epoca del body shaming e la diffusione di canoni di bellezza irraggiungibili: abbiamo finalmente capito che il mondo è bello perché vario!
Gli standard estetici sono figli della necessità umana di sentirsi parte di un gruppo. Una tendenza innata e fisiologica diventata obsoleta e fuori luogo nel momento in cui la nostra società, composta da etnie interconnesse, ha generato ad oggi 7,674 miliardi di esseri umani tutti diversi fra loro. Ad accentuare la classificazione legata all’immagine personale che ognuno ha di sé ci hanno poi pensato i media, passando dall’essere strumenti di informazione e scoperta allo stato di livella di canoni estetici in grado di annullare l’eterogeneità umana.
L'epoca del risveglio collettivo
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un nuovo approccio e alla presa di consapevolezza della fisicità di ognuno da parte dei media occidentali. Gradualmente, questo processo ha portato a normalizzare le imperfezioni cutanee condannando l’uso di Photoshop. Un esempio? Recentemente la Norvegia ha deciso di multare gli influencer che non segnalano il fotoritocco. Non solo: i prima/dopo non sono più legati esclusivamente ai trattamenti e alle diete miracolose, ma anche all’indossare leggings contenitivi o agli effetti di una posa ben pensata, ricordandoci che non si è condannabili né quando si appare più magri grazie a una guaina, o si è più naturali e senza posa: è semplicemente questione di scelte personali. Vuoi nascondere il tuo corpo deformando le tue forme con vestiti e trucchetti? Ok. Vuoi mostrare con orgoglio le tue specificità? Va bene lo stesso, la tua bellezza è sempre lì.
Il termine curvy ha ormai poco di innovativo, essendo entrato nel nostro vocabolario ormai da anni: ormai fa parte dell’industria della moda, ma non solo. Su passerelle e riviste troviamo modelli e modelle riconducibili a questa categoria, promotori di stile e parte integrante di strategie di marketing aziendali. Su tutto questo c’è da riflettere: le immagini curvy sono comunque patinate, come d’altronde gli scatti per la moda sono sempre stati, per rendere più apprezzabili determinate caratteristiche corporee e i prodotti che le avvolgono, dando risultati ben diversi da ciò che una persona, di qualsiasi taglia, vede allo specchio.
C’è comunque da ammettere che sempre più brand scelgono modelli e modelle dalle fisicità disparate: abbiamo smesso di vedere esclusivamente sederi a mandolino e addominali scolpiti, ma resta innegabile che questo trend ancora non sia quello dominante sul mercato, come dimostrano gli squadroni di influencer che troviamo sui social, fortunatamente sempre più circondati da personaggi che creano e promuovono il proprio personale standard di bellezza.
Tutti d'accordo? Non proprio
Nonostante tutto, la body positivity non è rimasta a lungo immune da critiche e scongiuri. Questo trend è stato presto accusato di giustificare l’obesità, dando modo alle persone sovrappeso di riconoscersi in un gruppo di propri simili che accetta e convive con una condizione di salute non ideale. Sembra semplicemente l’altro lato della medaglia dell’esasperazione ed esibizione di una magrezza malsana, portato avanti tutt’ora dal più comune canone estetico di massa.
È fondamentale ricordare che la body positivity non riguarda solo le persone sovrappeso, ma si estende ad ogni corpo che presenta differenze e imperfezioni rispetto ai canoni socialmente imposti: peluria eccessiva, capelli crespi, colore e pigmentazione irregolare della pelle, mancanza di simmetricità, smagliature, cellulite, nei e macchie cutanee, acne, psoriasi, alopecia… insomma, qualsiasi cosa ci venga in mente tra le caratteristiche comunemente considerate imbarazzanti e da nascondere, ha iniziato ad avere negli ultimi anni spazio per esistere anche alla luce del sole attraverso quei processi di normalizzazione di cui sentiamo parlare oggi.
Una nuova consapevolezza
La body positivity, se ben comunicata, non porta le persone a deresponsabilizzarsi per la propria salute, per questo non deve essere strumentalizzata. È fondamentale ricordare di concedere un’attenzione attiva ai messaggi che riceviamo: spesso siamo vittime di comunicazioni ingannevoli figlie di strategie di marketing finalizzate puramente alla vendita. La missione è un’altra: sradicare lo shaming che le imperfezioni fisiche si portano da sempre dietro, permettendo a chiunque di costruire una nuova visione di sé stessi e del proprio corpo, che permetta di accettarsi e vivere a proprio agio con la propria unicità.