Body Positivity e autostima: intervista a Lorena Bolanos
Siamo abituati a considerare il fulcro della Body Positivity caratteristiche estetiche molto comuni: sovrappeso, magrezza eccessiva e peli. Sono queste componenti solitamente modificabili e soggette a processi di normalizzazione importanti ed efficaci che portano a un'inclusività sempre maggiore. Cosa succede però, quando il proprio corpo è affetto da patologie che influenzano il proprio aspetto, la propria autostima e la percezione degli altri?
Non volendo parlarne dall’esterno, abbiamo scelto di incontrare e fare qualche domanda a Lorena Bolanos. Questa ragazza messicana è affetta dalla sindrome Nevo Melanocitico Congenito Gigante, che rende la sua pelle costellata di grandi nei. Negli ultimi anni Lorena è stata attiva sui social network, portando avanti un cammino personale che ha rialzato la sua autostima, l'ha portata ad accettare il proprio corpo e ha aiutato tante persone con problemi simili ai suoi, spesso vittime di body shaming. Ecco perché ci è sembrata perfetta per confrontarci e allargare il nostro punto di vista.
Ciao Lorena, ti va di parlarci dei cambiamenti avvenuti nella tua vita negli ultimi anni?
Un punto di svolta nella mia vita è arrivato quando in Spagna sono stata avvicinata da una signora, che mi ha raccontato di come sua figlia avesse la mia stessa condizione cutanea. Da qui è nato il desiderio di saperne di più a riguardo e ho presto scoperto che in Europa, al contrario che in Sudamerica, esistono associazioni che supportano chi ha questo tipo di problemi, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Poco dopo, attraverso i social network ho conosciuto una fotografa australiana che stava lavorando sul suo libro Underneath We Are Women, un progetto destinato a mettere in luce e così normalizzare particolarità fisiche spesso ignorate dalla Body Positivity. Ci siamo incontrate negli Stati Uniti per realizzare un servizio fotografico con altre donne con condizioni fisiche particolari. Da quel momento ho continuato ad utilizzare i social network, e l’ho fatto unicamente per me stessa: mi hanno aiutata a smettere di avere paura di mostrare il mio corpo per evitare sguardi indiscreti e critiche. I miei post hanno da subito ricevuto commenti positivi e molti da persone con condizioni simili alla mia, ma che ancora non si sentivano sicure a mostrare sé stesse in pubblico. Queste reazioni semplicemente mi hanno fatta stare meglio e la mia autostima è gradualmente migliorata.
Ora vivo in Australia, dove collaboro con l’università per un progetto di ricerca sui nei: non avevano mai visto un caso come il mio.
Credi che in Australia ci sia una mentalità più aperta rispetto al Messico?
Vivo in Australia da due anni. Qui la gente si preoccupa molto meno del proprio aspetto esteriore e del modo in cui si veste. Qui puoi uscire vestito in modo semplice e comodo. Abituarmi a questo è stato una liberazione: ora posso preoccuparmi di altre cose come la salute, che non sono così banali.
La tua condizione fisica ha condizionato la tua infanzia e la tua adolescenza?
Mi ha condizionato molto di più durante l’adolescenza: quando sei bambino non ti rendi conto del tuo aspetto e non conosci la malizia. Crescendo inizi ad accorgerti delle cose e, soprattutto, la gente inizia a fartele notare: ecco quando è arrivato il bullismo, gli altri ragazzi hanno presto iniziato a prendermi in giro.
Tutti osserviamo e siamo curiosi quando vediamo qualcosa di trano. Il problema arriva quando non hai la cultura del rispetto e non sei consapevole che non tutti sono uguali e la diversità va rispettata. Dipende molto dalla cultura: in Australia le persone quasi non mi notano. In Messico invece è molto forte la “cultura del rifiuto”, credo però che grazie ai social media le persone iniziano ad essere più aperte, ma comunque meno che in Australia, soprattutto per quanto riguarda il rispetto reciproco.
Hai mai pensato di utilizzare la chirurgia per rimuovere i tuoi nei?
Quando ero piccola hanno provato a rimuovere i miei nei attraverso il laser, per questo ho una cicatrice sul petto. Una dottoressa convinse i miei genitori a provare questo metodo, non conoscevano bene la mia condizione e riponevano molta fiducia nei medici. Gli sono grata per aver deciso di non continuare: quell’operazione è stata molto dolorosa e hanno preferito lasciare a me questa decisione, così che potessi scegliere in futuro e in modo consapevole.
Una volta ho conosciuto una ragazza che aveva un neo come il mio su tutto il braccio e provò a rimuoverlo con la chirurgia: mi disse che se ne era subito pentita perché ora si vergogna di una cicatrice. Credo che in ogni caso la soluzione si accettarsi ed essere felici di come si è, perché ci sarà sempre qualcosa di noi che non ci piace.
C’è qualcosa che vuoi dire a chi si sente ancora insicuro?
Soprattutto questo: bisogna accettarsi. Ci sono cose che si possono cambiare, ma ce ne sono altre che semplicemente vanno accettate. Alcune caratteristiche possono essere modificate per piacersi di più e sentirsi meglio: per esempio, io ora faccio esercizio per mantenere in salute il mio corpo. Tuttavia, non ci si può aspettare che qualcuno ci elogi continuamente. Mi sono resa conto che in passavo sempre cercavo la compassione delle persone, perché è qualcosa in cui ci si può rifugiare. Quindi, bisogna smettere di fare la vittima perché solo se ci si comporta come tali lo si è. A esempio, ora quando mi guardo mi sento bene: so che la gente mi guarda per strada solo perché il mio corpo è diverso e semplicemente mi sta osservando, ma ciò non mi fa male. Avrei potuto continuare a sentirmi insicura per tutti questi sguardi, l’unica cosa che sarebbe successa è che non sarei mai stata felice. Dipende tutto dal potere di essere tranquilli con sé stessi e capire che non tutti ti stanno guardando e che non è possibile compiacere tutti.
Cosa pensi delle critiche mosse al movimento body-poitivity?
È complicato: credo che il body-positivity sia mal interpretato. Penso che non sia giusto giustificare i problemi di peso come l’obesità. Comunque, si tratta sempre di mediare e non di imporre. Secondo me stiamo tornando allo stesso circolo vizioso: solo che ora si stia imponendo l’idea del “Sì, sono sovrappeso e va bene così”. Va bene, se vuoi lasciarti crescere i peli va bene, va rispettato. Ma qui non si tratta di criticare qualcuno per ciò che sceglie di fare con il proprio corpo. Ora sembra che le persone da prendere di mira siano quelle magre e che fanno esercizio: è probabile che a loro semplicemente piaccia allenarsi e mantenersi in salute. Allo stesso tempo molte persone non possono dimagrire per problemi di salute. Si tratta semplicemente di rispettare e smettere di giudicare.
Credi che l’industria della bellezza stia cambiando la propria attitudine? La situazione sta migliorando?
Un po’ sì. Tuttavia, credo che lo stereotipo della donna perfetta venga ancora imposto. Probabilmente è sempre lo stesso, ma cercando di farlo sembrare migliore. Credo che manchi coscienza e che ci sia il bisogno di riflettere su come il problema non riguardi solo peso e peli. Sento che non si sta dando abbastanza importanza all’infinità di problemi e situazioni che non si possono cambiare: il peso e i peli non sono gli unici elementi da cui passa l’auto accettazione.
Ti è piaciuto Colibry?
Sì, molto. Soprattutto le Spugne Konjac mi hanno conquistata: la mia pelle è super sensibile e queste spugne sono delicatissime e perfette nel mio caso. In più, ho apprezzato molto l’attenzione verso il packaging e l’ecosostenibilità.
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